In ricordo di Silvano Miniati, sindacalista e politico umano e inarrestabile

In ricordo di Silvano Miniati, sindacalista e politico umano e inarrestabile

-di GIULIA CLARIZIA-

Ieri pomeriggio presso la sala Zuccari del Senato della Repubblica è stato presentato il libro Vecchi e giovani. Passioni, idee e amicizia di Silvano Miniati, curato da Graziana Delpierre, Sandro Roazzi e Marco Zeppieri.

L’evento, organizzato su iniziativa delle fondazioni Pietro Nenni e Bruno Buozzi, è stato un’occasione per ricordare il sindacalista e politico Silvano Miniati, venuto a mancare lo scorso anno.

In un susseguirsi di interventi di amici e colleghi, la conferenza ha acquisito il dinamismo dell’alternanza di ricordi personali, aneddoti ma anche riferimenti all’attualità politica.

Il presidente delle fondazioni Giorgio Benvenuto ha spiegato infatti che la peculiarità del libro è quella di raccogliere non solo ricordi e nostalgie, ma anche idee, progetti e proposte che riflettono il carattere instancabile di Silvano Miniati.

Come tema della giornata, così come titolo del libro, è stato scelto il rapporto tra gli anziani e i giovani. Secondo Miniati, questo era ed è una delle questioni più importanti nella nostra vita collettiva.

Sandro Roazzi, nell’aprire la conferenza, ha sottolineato il fatto che Miniati ha sempre fortemente sostenuto la necessità di instaurare un dialogo intergenerazionale. Egli infatti non accettò mai la contrapposizione tra vecchi e giovani, la banalizzazione del dire che i più anziani rubano il futuro alle nuove generazioni, volendo creare un rapporto costruttivo e non innalzare dei muri relazionali.

Si è riallacciato a questi temi anche il segretario della UIL Romano Bellissima, entrando più nello specifico dell’attualissimo tema delle pensioni. Di Miniati egli ha messo in rilievo la lungimiranza. Già negli anni’90, quando si discuteva per la riforma del sistema pensionistico, Miniati insisteva per mettere ordine nel sistema e separare l’assistenza dalla previdenza. A suo modo di vedere, solo definendo dei chiari obiettivi e superando il conflitto generazionale si poteva raggiungere un welfare efficace. Oggi che sotto questo punto di vista siamo tornati al caos, è essenziale ricordare la sua lezione.

Egli infatti sapeva avere una doppia visione, politica e sindacale, restando sempre a contatto con la realtà, con gli umori dei lavoratori.

A questo proposito, in svariate testimonianze ieri ne è emersa la grande umanità. Carlo Fiordaliso, sindacalista e ora vice presidente della Fondazione Nenni, ricordando l’amicizia che ha condiviso con Miniati, ha messo in rilievo proprio quanto sia sempre più raro trovare questa umanità nei rapporti, l’essere diretti senza timore di abbassare le proprie difese, sapendo che anche nello scontro delle opinioni differenti e nella discussione ci si può ritrovare.

E così ne ha parlato anche Salvatore Buonadonna, ricordando l’apertura e i valori di un uomo che viveva il sindacato in maniera pura, comunicando con i lavoratori e contrattando in nome del benessere sociale e dei valori ad esso legati.

Agli stessi valori si è riferito Silvano Sgrevi, ricordando Miniati come fedele membro di un partito, senza però mai avere timore di dire che non si stava facendo abbastanza.

Ma l’umanità di Miniati non si declinava solo nell’amicizia e nell’attività sindacale. Egli era anche profondamente impegnato nel volontariato, come hanno ricordato l’onorevole Fabio Porta, Graziana Delpierre e i giovani del Camerun che hanno potuto implementare progetti per la loro comunità proprio grazie al lavoro di Miniati.

Tornando all’attualità, il messaggio che è emerso dalla giornata di ieri e soprattutto dal ricordo dell’impegno di Silvano Miniati, è stato quello che c’è tanto da fare e non bisogna fermarsi di fronte alle difficoltà e a letture politiche e sociali che dimenticano, appunto, l’umanità.

Proprio su questi aspetti ha riflettuto Giorgio Benvenuto concludendo la giornata. Oggi molti giovani lasciano l’Italia considerandola un paese in cui non c’è futuro. Le idee di globalizzazione e progresso sono sorrette da numeri e tecnici che non considerano che dietro quei numeri ci sono degli esseri umani. Il progresso, invece, non può non essere legato alle esigenze delle persone.