Il Natale della Costituzione nel confronto con il modello americano

Il Natale della Costituzione nel confronto con il modello americano

-di GIULIA CLARIZIA-

Celebrare il Natale della Costituzione, sì, ma con uno sguardo al presente e al futuro. Questo l’intento della conferenza che si è tenuta oggi per celebrare il 70° anniversario dell’approvazione della Costituzione repubblicana, con una chiara proposta per il futuro elaborata dalle fondazioni Pietro Nenni e Bruno Buozzi: istituire ufficialmente il giorno del Natale della Costituzione.

Insieme ad ospiti autorevoli- erano presenti, tra gli altri, il presidente del CNEL Tiziano Treu, il giudice della Corte Costituzionale Giulio Prosperetti, e il presidente del Cato Institute e vice-presidente del Centro per gli Studi Costituzionali americano Roger Pilon – e con il patrocinio ufficiale della presidenza della Repubblica, ci si è riuniti presso la sala del Parlamentino del CNEL per una mattinata di studio sull’attuazione della Carta e la giurisprudenza della Corte Costituzionale, rifacendosi direttamente a una formula che il Cato Institute porta avanti già da diversi anni, quello di uno studio annuale sulla costituzione analizzando il ruolo della Corte Suprema statunitense.

La giornata, infatti, non ha voluto essere una celebrazione della Costituzione fine a sé stessa, pur non essendo mancati momenti di ricordo e di ammirazione nei confronti del lavoro dei padri costituenti, ma ci si è concentrati su alcuni temi di attuazione della carta costituzionale che sono ancora aperti. Si è discusso di certezza del diritto con la professoressa Cinthia Pinotti facendo riferimento a due diverse tipologie di legalità, quella legale, cioè derivante dalle leggi, e quella costituzionale, e come non sempre i rapporti fra questi due piani di legalità, e tra le rispettive corti giudicanti sia pacifico. Si è parlato del diritto al voto in relazione alle recenti questioni di legittimità riferite alla legge elettorale “Italicum”, come ha illustrato il professore di Diritto Civile Cesare Salvi.

Il professore di diritto pubblico Paolo Ridola ha parlato dei rapporti tra stato e regioni dopo la riforma del titolo V in relazione agli atteggiamenti della corte costituzionale prima e dopo la riforma.

Sii è inoltre affrontata la questione della tutela dei diritti previdenziali e retributivi con il professore di Diritto del Lavoro Stefano Bellomo.

Il tema centrale della conferenza è stato però il confronto tra il nostro modello di Costituzione, quello sociale, e quello della costituzione americana liberale. Grazie alla presenza di Roger Pilon, è stato possibile comprendere il processo che ha portato alla costituzione americana, ponendo l’accento sulla teoria morale e politica che vi è dietro. Il concetto di libertà, nel suo senso più profondo, metterebbe in discussione la legittimità del welfare state. Nella concezione anglo-americana infatti, ha spiegato Pilon, non esiste il principio dell’essere forzati ad aiutare qualcun altro, perché ogni individuo deve avere la libertà di scegliere.

La nostra costituzione si colloca in antitesi rispetto a queste idee. Come però ha sottolineato Tiziano Treu, è sempre possibile trarre giovamento e lezioni dal confronto, anche perché lo stesso intervento dello stato nel sociale è stato spesso soggetto a deviazioni.

Giorgio Benvenuto, presidente delle fondazioni Nenni e Buozzi, ha aggiunto a questo proposito che non è possibile avere una visione provinciale, oggi che le distanze nel mondo si riducono sempre di più.

Sentire parlare di un modello competitivo, quello dello stato americano, frutto del duro scontro storico tra federalisti ed antifederalisti e quindi risultato di una necessità di autonomia nei confronti degli stati federati, è stato sicuramente uno spunto importante per riflettere sul nostro modello, non solo nazionale ma anche europeo, quello cooperativo. E se secondo Pilon puntare su questo modello è la causa alla base delle crisi che sta vivendo oggi l’Unione Europea, di cui sarebbe simbolo la Brexit, possiamo riflettere su un altro punto di vista, come ha sottolineato Benvenuto, e cioè quello di non essere riusciti a portare a termine un processo costituzionale anche in Europa che potrebbe colmare lo scarto tra principi sociali e contenuti pragmatici.

La giornata di oggi merita dunque di essere un modello nazionale per gli anni avvenire. Settant’anni fa si gridava “Viva la repubblica” e si piangeva ancora il sangue versato per la liberazione del nostro paese. Oggi tutto questo rischia di essere dimenticato, dunque giornate come questa sono essenziali per tornare ai nostri valori fondanti, “quelli scaturiti dal risorgimento e dall’opposizione al fascismo”.