Età pensionabile: se 67 vi sembran pochi… Italiani primatisti

Età pensionabile: se 67 vi sembran pochi… Italiani primatisti

Se 67 vi sembran pochi… Il governo e i sindacati sono tornati a parlare di pensioni e dello nuovo scatto che a partire dal 2019 dovrebbe trasformarci in veri e propri primatisti dal punto di vista dell’età pensionabile. Perché nonostante l’esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni non abbia alcuna intenzione di fermare questa scala mobile piuttosto impazzita grazie alle scelte della Fornero e a quelle compiute da altri governi che avevano preceduto quello di Mario Monti, dal punto di vista del limite oltre il quale c’è l’agognata pensione a questo punto non abbiamo proprio rivali. In Germania, infatti, la soglia dei 67 anni sarà varcata solo nel 2030, cioè undici anni dopo di noi; un po’ peggio andrà ai francesi che, comunque ci arriveranno nel 2022; meglio ai britannici che invece approderanno a quel traguardo soltanto nel 2028, due anni prima dei tedeschi ma ben nove dopo gli italiani.

Una situazione che induce Domenico Proietti, segretario confederale della Uil a sottolineare come l’Italia sia “la maglia nera in Europa per l’accesso alla pensione di vecchiaia e le donne” siano  “ancora più penalizzate”. Il prossimo anno il primo scalino: 66 anni e sette mesi. In questo modo, le donne italiane fisseranno un primo record: saranno già da gennaio prossimo quelle che vanno più tardi in pensione in Europa. Proietti invita a introdurre maggiore flessibilità e a eliminare tutte “le disparità che penalizzano le donne”. A sua volta il collega della Cgil, Roberto Ghiselli sottolinea che bisognerebbe tenere conto di impegni che finiscono per ricadere sulle donne e che hanno una forte valenza sociale finendo spesso per colmare le lacune dello Stato a livello di assistenza: “Credo che vada riconosciuto il lavoro di cura come ad esempio nel caso della presenza in famiglia di una persona disabile e che si debba tenere conto dei figli avuti”. Quest’ultima questione più che mai “calda” visto che da tempo ci si interroga sulle cause del crollo del tasso italiano di natività. Il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, a fronte della posizione rigida del governo, lancia una ipotesi di mediazione: bloccare “lo scorrimento in avanti” nel 2019, cioè a 67 anni.